Cristina Donà al Ravenna Festival 2017

Giugno e luglio si confermano mesi eccezionali, qui in Romagna, per la quantità e l'offerta di eventi musicali di qualità nell'ambito di festival e rassegne grandi e piccole. Ieri sera, 5 luglio, a Forlì, nella bellissima chiesa sconsacrata di

Giugno e luglio si confermano mesi eccezionali, qui in Romagna, per la quantità e l’offerta di eventi musicali di qualità nell’ambito di festival e rassegne grandi e piccole. Ieri sera, 5 luglio, a Forlì, nella bellissima chiesa sconsacrata di San Giacomo, ho assistito al concerto della cantautrice Cristina Donà che, accompagnata da un ensamble d’eccezione, ha presentato un concerto dedicato alla figura femminile nel repertorio del grande Fabrizio De Andrè. La proposta era molto attraente e infatti l’evento era SOLD OUT, con tanto di lista d’attesa fuori (anche io!). Osservando la tipologia di pubblico presente, prima che tutto cominciasse, ho pensato che forse neanche il 50% aveva mai sentito nominare Cristina Donà (autrice di una delle più belle canzoni italiane degli ultimi anni, la bellissima “UNIVERSO”). Ma alla fine del concerto, nonostante le pecche dell’amplificazione dovute alla grande altezza della chiesa barocca che crea un riverbero inverosimile, tutti i presenti applaudivano con grande calore la cantante e i musicisti. E’ stato un concerto al di sopra delle mie aspettative, per la bellezza degli arrangiamenti, la scelta del repertorio e la personalità di Cristina Donà, che, ben consapevole della statura dei suoi accompagnatori, jazzisti di chiara fama e comprovato talento, ha retto il confronto, riuscendo a dare a ogni canzone l’impronta originale della sua passione e della sua personalità. All’inizio sembrava quasi timida, ma poi si è svelata un po’ alla volta al pubblico, dimostrando spessore, soprattutto a livello interpretativo, verve, simpatia, eleganza e grande presenza scenica, dovuta, forse, al suo lato “rocker” . Di solito non sottolineo mai l’aspetto “uomo-donna” degli artisti, ma questa volta non posso esimermi dal dire che proprio la sensibilità femminile di Cristina Donà ha dato quel qualcosa in più , quel tocco in più alle canzoni di De Andrè, che abbiamo stampate nel cuore e nella mente con la voce dell’autore, quindi il confronto non era per nulla facile!. L’interprete si è misurata con canzoni che fanno parte della storia della canzone italiana e della vita di tanti di noi, quali “Bocca di rosa”, “La ballata dell’amore cieco” (queste due eseguite in maniera eccezionale ), “Princesa”, canzone di una enorme difficoltà, che mai avevo sentito cantare da qualcun altro che non fosse De Andrè, con un bellissimo inizio di soli voce, basso e batteria; “Ho visto Nina volare”, “Ave Maria”, ed è riuscita a conquistare il pubblico, che l’ha ripagata con grande calore. Concordo con quello che ha detto la Donà durante il concerto sui testi di De Andrè: che più si riascoltano più rivelano cose nuove; questo perchè sono testi poetici, e la poesia, come sa chi la legge, svela sè stessa poco alla volta. Cosa dire degli arrangiamenti? Fantastici, eleganti, imprevedibili, hanno saputo vestire le canzoni di luce nuova, esaltandole e non travisandole. D’altra parte, con dei musicisti di quel livello, non poteva essere diversamente. Voglio ricordarli: al pianoforte ( e alle claves!) Rita Marcotulli, come sempre lirica, elegante, sensibile; al basso elettrico uno straordinario Enzo Pietropaoli, che ha stupito anche il pubblico più “scafato” con la sua versione al basso solo de “IL PESCATORE”; alla tromba un grande Fabrizio Bosso, che quest’anno ho già sentito almeno quattro volte in progetti diversissimi fra loro e che si conferma un musicista che sta vivendo un momento d’oro; di lui voglio ricordare che ieri sera ha dovuto supplire alla mancanza del sax del povero Javier Girotto (come tutti sanno infortunato) e non sostituito (giustamente) , per cui ha dovuto suonare per due. Bellissima la versione strumentale di “DON RAFFAE’ “, con un arrangiamento velocissimo che lo ha visto grande protagonista. Notevoli tutti gli altri, Saverio Lanza, alle chitarre, e il povero batterista Claudio Calcagnile, il più penalizzato dall’acustica della chiesa, le cui perle ritmiche si sono dissolte, ahimè, nell’aere, in un riverbero pazzesco, ma che io osservavo di continuo, aguzzando occhi e orecchi, per coglierne le grandi abilità. Pubblico entusiasta, e “bis” con “RIMINI”, interpretata magnificamente, in omaggio alla nostra terra. Un grazie, quindi, a questi grandi artisti, che mi hanno fatto vivere due ore di bellezza e di profondità, perchè come ha detto Cristina alla fine , “è la profondita quella che manca nel nostro tempo”.

Giovanna Lombardo