Il Jazz di Bearzatti, Gatto e Bex alla Festa Artusiana

Capita non così spesso negli ultimi tempi in Italia (perchè spesso un po' si fa finta per l'amore che si porta a questo genere) di divertirsi fino in fondo a un concerto jazz. Detto da una che lo vive, lo canta, lo ama, può sembrare una assurdità. Ma sono sicura che

Capita non così spesso negli ultimi tempi in Italia (perchè spesso un po’ si fa finta per l’amore che si porta a questo genere) di divertirsi fino in fondo a un concerto jazz. Detto da una che lo vive, lo canta, lo ama, può sembrare una assurdità. Ma sono sicura che capite cosa intendo. Invece il miracolo è accaduto ieri sera al concerto del trio composto da Francesco Bearzatti, Roberto Gatto e Emmanuel Bex al quale ho assistito nella cornice della FESTA ARTUSIANA che si è svolta a Forlimpopoli (FC) all’interno del piccolo scrigno del teatro Verdi, che ci ha accolto perchè il tempo era incerto. E’ stato un concerto veramente appassionante e godibile dall’inizio alla fine, di testa e di pancia, senza ipocrisia. Non pretendete da me troppi tecnicismi. Vi racconto le mie sensazioni. Il progetto del sassofonista Bearzatti voleva essere un omaggio al grande John Coltrane, come sommessamente ha annunciato il musicista, cosciente della sproporzione fra qualsiasi sassofonista vivente e il succitato John. Eppure, fin dalle prime note, ho percepito chiaramente una cosa: la spiritualità di Coltrane veramente aveva pervaso l’anima e la mente di questi musicisti, soprattutto del bravissimo sassofonista, che ha saputo creare da subito, col suo tenore, ma anche con l’uso particolare di una percussione tribale, un clima etereo, evocativo, e molto coltrainiano. Composizioni per nulla scontate, forse anche per le sonorità particolari di questo ensamble, formato da sax, batteria e organo hammond, magistralmente suonato da Emmanuel Bex, musicista francofono che non conoscevo. E’ vero, non sono qui a far sfoggio di conoscenze che non ho.
Quando il maestro Roberto Gatto è alla batteria di certo non si rimane delusi; colpisce sempre come sappia fondersi con gli altri musicisti, sottolinearne gli assoli, riempire gli spazi con leggerezza e grande dinamicità. Bex con l’hammond ha fatto di tutto. Una pregevolissima tenuta delle linee del basso, con la mano sinistra, un modo di creare gli assoli fresco, divertente, istrionico, come l’uso della voce col vocoder collegata alla tastiera. Ha fatto di tutto con quell’hammond! E il trio ha veramente divertito il pubblico, perchè ha suonato musica bella, fresca, profonda, spirituale e perchè le tre personalità musicali interagivano fra loro con complicità, intelligenza, ironia , e con la spiritualità della quale Coltrane ha sempre pervaso le sue composizioni. Mi è piaciuto perchè il richiamo alla musica di Coltrane non era scontato, scolastico; era vivo, era sentito, era appassionato. Così come appassionato era il suono del tenore di Bearzatti. Una bella scoperta. Sai quando hai voglia di sentire un bel sax? Ieri sera l’ho sentito. Un sax che suonava con amore, con devozione, con rapimento, ma che sapeva trascinare l’auditorio con assoli frenetici. Insomma, una gran bella serata adrenalinica e romantica, un concerto veramente divertente come solo il jazz può essere, quando i musicisti, mentre suonano, creano e ci mettono l’anima. E il pubblico presente ha molto apprezzato, manifestando il suo calore con moltissimi applausi. Quindi tanti complimenti al lavoro della direzione artistica e all’impegno dei nostri mecenati, la VISANI FAMILY che ha sponsorizzato la serata in memoria di un vero appassionato, ROBERTO VISANI. Quanto bisogno c’è di persone così! Non solo per la musica, ma per tutti i settori dell’arte. Perchè se una società come la nostra può andare avanti in mezzo a tutte le traversie che stiamo vivendo, non è solo per 100 euro in più al mese nel portafoglio, ma per la carica che la bellezza provocata dall’arte infonde nei cuori di tutti.

Giovanna Lombardo